XIII Giornata Economia

Luglio 2015

GdE 2015

Intervento del Presidente della Camera di commercio di Taranto
Cav. Luigi Sportelli

Il Rapporto Taranto 2015, predisposto dal Centro Studi camerale insieme all'Istituto Tagliacarne in occasione della XIII Giornata dell'Economia, rappresenta, ormai dal 2003, un momento fondamentale di lettura delle dinamiche statistico – economiche del territorio dal punto di vista particolare dell'economia reale. Un'analisi, dunque, che trova il proprio punto di forza nella concretezza e nel legame fra i dati e la percezione quotidiana delle tendenze, con grande attenzione a quegli indicatori che non solo possono assicurare una interpretazione verosimile, ma anche orientare valutazioni e scelte di natura decisoria. In una parola, di policy.
Quest'anno, più che in altre occasioni, i numeri restituiscono appieno la fotografia statistica di ciò che percepiamo tutti i giorni aprendo i giornali, parlando con le nostre imprese, con le famiglie. Un dramma - questo sembra, una volta messi insieme tutti i tasselli di analisi - di fronte al quale chiunque resterebbe spiazzato, con la sensazione di non potere nulla, di non avere futuro. La provincia di Taranto è risultata nel 2014 la peggiore area in Italia per andamento del valore aggiunto a prezzi correnti con una flessione, rispetto al 2013, del 3,2%. Una perdita notevole in termini ricchezza, che già avevamo avvertito nel 2013 e che si rispecchia in un sistema imprenditoriale che non cresce ed in un sistema occupazionale caratterizzato da evidenze gravissime: solo a titolo di esempio, circa la metà dei residenti della provincia di Taranto in età lavorativa risulta non attiva, mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto di quasi 14 punti in un anno, arrivando al 54,2%. Indici preoccupanti che impongono di abbandonare la lamentazione per passare alla proposta ed all'azione.
Non è quella dello spiazzamento, infatti, la reazione che può avere l'amministratore di un Ente pubblico. Anzi, deve assumersi la responsabilità di analizzare quei dati e quelle vicende drammatiche, studiare il contesto, le tendenze, cogliere i dettagli, lavorarci su e restituire speranze e, soprattutto, possibili soluzioni. L'Istituzione ha l'obbligo, morale prima che normativo, di agire senza esitazioni, di proporre schemi entro i quali muoversi, di ricercare la coesione, l'unione degli intenti e delle forze.
Un anno fa, sempre in occasione di questo nostro appuntamento annuale, conclusi il mio discorso con l'invito a tutti gli stakeholder a ragionare insieme, dentro una Agenzia di sviluppo, su un progetto comune di crescita del territorio, mettendo insieme le intelligenze e muovendoci finalmente come "sistema". Abbiamo lavorato molto, sentito gli attori, le forze economiche e sociali, la cittadinanza attiva. E oggi, a distanza di un anno, quell'Agenzia è una realtà. Questa provincia ha il proprio "agente di sviluppo locale", nato sul territorio e per il territorio, perché le linee strategiche di ripresa dell'area tarantina non siano eterodirette, bensì frutto di autodeterminazione consapevole e le proposte progettuali trovino concreta realizzazione.
Ora, dunque, la Giornata dell'Economia è l'ulteriore occasione per sottolineare che unità e coesione sono atteggiamenti ormai inderogabili e che esiste finalmente un luogo nel quale le Istituzioni pubbliche possono riunirsi, esiste uno strumento pronto per attuarne le indicazioni, c'è un contenitore di intelligenze, idee, progetti. C'è anche un percorso da seguire, un metodo per avviare un positivo processo di rinascita della nostra economia. La speranza si può ritrovare, ma dobbiamo fare un ulteriore sforzo, ascoltare le esigenze del mondo economico e sociale, accoglierne le preoccupazioni più che giustificate.
Autodeterminare il proprio futuro: da qui siamo partiti. Come una fenice che risorge dalle proprie ceneri (è l'immagine che abbiamo scelto per rappresentare anche graficamente questa giornata), Taranto deve trovare in sé la capacità di risollevarsi dai vincoli di una old economy che, da sola, non è più sufficiente per creare benessere e deve iniziare a ragionare, invece, su quello che non è più procrastinabile: un piano di sviluppo integrato nel quale tutte le componenti pubbliche, economiche e sociali ritrovino l'equilibrio e colmino nel medio - lungo termine il gap di ricchezza che ora sembra irrimediabilmente persa.
Questa nostra provincia è piena di potenzialità latenti. E' un indice che ci siamo impegnati a misurare: Taranto è inquadrata fra le aree a medio – alto potenziale inespresso. Ci sono comparti che, se supportati da piani condivisi e concreti e inseriti in una visione di ampio respiro, potrebbero sprigionare una capacità di crescita impressionante, vocazionale, ecocompatibile, legata alle competenze territoriali e non passivamente subordinata a scelte prese altrove, non perennemente in attesa di interventi messianici. E, in questo, la questione delle infrastrutture gioca un ruolo chiave. Sanare le carenze e migliorare le infrastrutture di connessione che, allo stato, sono fortemente deficitarie, può consentirci di invertire un trend recessivo che opprime l'area tarantina e le impedisce di uscire da un isolamento internazionale ormai attestato. Isolamento che è anche la causa principale della rigidità dell'economia tarantina al ciclo economico generale. In sostanza, essa non è dotata di quei fattori endogeni che colgono in anticipo i segnali di rilancio: mentre l'Italia offre qualche segnale di ripresa, noi entriamo in recessione. Un paradosso terribile per una provincia che è sede di una industria strategica per la nazione. Un enclave in un Sistema Paese che cerca di crescere: questa è Taranto oggi.
Sul tema delle infrastrutture, però, è necessario spendere ancora una parola, convinti come siamo che quello della mobilità dei cittadini e delle merci rappresenti davvero uno dei temi principali sui quali si dovrebbe discutere a livello politico. L'Aeroporto di Taranto – Grottaglie è l'esempio principe dello "splendido isolamento" in cui permane questo territorio: una infrastruttura che potrebbe essere al servizio dei traffici commerciali, migliorando l'accessibilità alla nostra regione ed alla provincia anche in vista di Matera 2019, ma che, incomprensibilmente, non viene valorizzata in questo senso. Soprattutto se si pensa che Taranto, con tutte le sue potenzialità, è ormai soffocata dalla pressoché totale assenza di collegamenti ferroviari, stradali e navali, da un lato degni della sua strategicità e dall'altro utili alla costruzione di quelle economie complementari quali, ad esempio, il turismo.
Oggi siamo di fronte a grandi prove: c'è il sistema industriale che va in pezzi (con una variazione di imprese attive, fra il 2013 ed il 2014, negativa per l'1,8%), quello infrastrutturale che, come accennato, sconta ritardi e ostacola l'apertura ai mercati ed ai flussi commerciali, quello agricolo e turistico quasi sopraffatti da un'immagine territoriale compromessa, quello artigiano depauperato dalla crisi (-1,9% delle imprese attive nel 2014 rispetto all'anno precedente). Noi non vogliamo arrenderci e vogliamo vedere nei problemi le opportunità. Vogliamo indicare nuove direttrici. Perché ciò che manca è la cornice, e i pezzi di questo splendido puzzle che potrebbe diventare Taranto si disperdono e, da soli, sono privi di identità.
Il sistema produttivo culturale (il 5,3% delle nostre imprese), ad esempio, ha un ruolo strategico? Possiamo costruire flussi turistici significativi su questo come sulle nostre risorse naturali? Le eccellenze agroalimentari, l'artigianato tipico possono contribuire a determinare una identità territoriale forte, capace di generare occupazione e valore aggiunto? Possono rappresentare una economia complementare? L'economia del mare può creare ricchezza (già oggi, senza particolari interventi, vale il 7,3% del nostro valore aggiunto)? L'ambiente, il nostro ecosistema così compromesso, può trasformarsi in una risorsa economica?
Tutto questo per noi può accadere e può rappresentare la svolta, il giro di boa dell'economia tarantina, ma bisogna lavorarci. Non bastano le enunciazioni, non bastano neppure la buona fede, l'acqua cristallina, il buon vino e il buon cibo per far arrivare i turisti. Bisogna costruire gli attrattori, capire come valorizzarli e utilizzarli. Servono i tecnici, l'intervento specialistico, le competenze ed un frame definito e sostenuto dagli attori pubblici e dalla politica con la partecipazione delle parti sociali ed economiche. E' un lavoro immenso, soprattutto per un territorio come questo, non più (o mai) avvezzo al confronto costruttivo. Ma bisogna avviarlo in maniera più decisa di quanto sia stato fatto sinora.
Un altro esempio: l'economia digitale, un mercato immenso, un asset ormai fondamentale per l'impresa, per il cittadino, per la pubblica amministrazione. Le Camere di commercio sono impegnate a tutto campo su questo, non solo come Ente (con il Registro imprese, i Suap, la fatturazione elettronica) ma anche con la più imponente campagna di digitalizzazione delle imprese attiva oggi in Italia, sostenuta da Google e sotto l'egida dell'Agenzia per l'Italia digitale che ha accolto questo progetto tra le migliori pratiche, raccolte nella piattaforma della Coalizione nazionale per le competenze digitali. Questi sono fatti, azioni concrete per dare risposte ai fabbisogni. E quanti operano in questo campo - e sono moltissimi, anche sul nostro territorio - dovrebbero cercare di attivare reti relazionali forti, nel rispetto della normale competizione ma finalizzate a raggiungere l'obiettivo di trasformare la nostra comunità in una comunità intelligente, connessa, smart. È una bella parola, digitalizzazione, ma bisogna avvertirne, innanzitutto, il potenziale dirompente per comprenderne la reale portata economica.
Credo che, a questo punto, anche letti questi numeri, nessuno possa più negare la necessità di un cambio di prospettiva, di una rivoluzione, anzi meglio, di una evoluzione culturale nei rapporti fra le Istituzioni e nei processi di sviluppo ai quali dobbiamo ispirarci. E un passo avanti verso quell'evoluzione - torno alle mie osservazioni iniziali - è rappresentato dall'Agenzia di sviluppo.
La legge n.20/2015, nella parte relativa allo sviluppo della città e dell'area di Taranto, è il primo banco di prova di questo strumento ed è una quota di un impegno più strategico e complessivo. La Camera di commercio ha impiegato risorse, competenze, tempo, perché intende rispondere a quella che, almeno nella nostra interpretazione, è una sfida che il Governo ci ha lanciato. Quella di riunirci, come Istituzioni, intorno ad un tavolo unico, abbattere la conflittualità e ragionare insieme sul nostro futuro.
Questa Camera non si è tirata indietro di fronte alla sfida, poiché non teme le grandi domande e anche quando elabora e analizza quei dati così allarmanti che leggerete nel nostro Report, una grande Istituzione economica non può rinunciare. Ricordando che oltre ad essere amministratori pubblici, siamo anche imprenditori e, come tali, sempre pronti a ricominciare, con il supporto delle nostre strutture tecniche, con l'ausilio più che necessario dello Stato, ma soprattutto con la forza di un ottimismo razionale che deve continuare a guidare ogni nostra azione pubblica.

 

Executive Summary del Rapporto Taranto 2015

Rapporto Taranto 2015 (versione integrale)

Focus: L'agroalimentare nella provincia di Taranto. I rischi dell'illegalità e le opportunità di rilancio

SUBFORIst. Tagliacarne


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